Festa civica e sportiva al Trofeo Città di Clusone
Un celebre giornalista sportivo francese, Henri Garcia, scrisse una volta che "il rugby è un’ora e mezza di battaglia, che può cementare amicizie per tutta una vita.” Molto spesso ciascuno di noi si è imbattuto in affermazioni, frasi apodittiche e aforismi che esaltano lo spirito pugnace e solidale di questo sport. Questo si è visto al Torneo Internazionale di Minirugby, a Clusone, il 25 e 26 Maggio. Nella buona e nella cattiva sorte. Di questo si vuole qui scrivere, oggi, in tre episodi.
Per illustrare lo spirito di autonomia corroborato nei giovani atleti, venga iscritta in caratteri di pietra l’affermazione di uno dei più minuti e bellicosi membri della squadra del Rugby San Donato 1981. Prima che la fiera squadra dello Stewmel Lions scozzese facesse il proprio ingresso con le cornamuse nella sfilata delle équipe, prima di indossare le scarpe coi tacchetti, prima del primo fischio di inizio, da WhatsApp echeggia un messaggio di un genitore, giustamente inquieto per il tempo inclemente: "Dite a X di indossare la termica, fanno 12°…” Risposta ferma e decisa dell’atleta: "La termica la metto quando ho freddo io, non quando hanno freddo i miei genitori!”
Per descrivere la capacità dello sport con la palla ovale di saldare amicizie, un fotogramma ai margini del campo. I ragazzi del Rugby San Donato 1981 incontrano in una pausa di gioco, domenica mattina, gli atleti del Rugby Monza, classificatosi poi quarto. Il pomeriggio prima una sfida dura li ha opposti, e il Rugby Monza ha inferto una netta sconfitta agli avversari. Gli antagonisti di ieri si trovano insieme senza alcuna mediazione di adulti, e gli sconfitti del giorno prima chiedono con sincera partecipazione agli altri come stia procedendo il girone. Cinque minuti di chiacchiere, sorrisi, solidarietà.
Per cristallizzare la condivisione alla base del confronto sul campo e la collaborazione fuori, un gesto e un’immagine limpide. La finale tra Nea Ostia Rugby e Stewmel Lions si gioca sul filo di lana: 4 a 4 alla fine del tempo regolamentare, condotto forsennatamente, senza concedere mai mezzo metro di spazio all’avversario, o fughe in avanti ai più veloci, da due squadre impeccabili nella disposizione, nella manovra, nel possesso di palla. Si procede ai supplementari e, parimenti, è tale la concentrazione da impedire a un gruppo di prevalere sull’altro. La partita viene sospesa per un infortunio sulla tre quarti dell’équipe scozzese. Si riprende. Una rapida manovra dei giocatori laziali conduce alla meta decisiva. La partita si conclude. Mentre i giocatori dell’Ostia esultano e si abbattono al suolo, esausti, gli atleti scozzesi si disperano: chi piange, chi è troppo avvilito per farlo. Ma ecco che i vincitori consolano gli sconfitti , mentre i genitori di questi ultimi, che in kilt hanno seguito da bordo campo tutto il torneo, si voltano verso le tribune da cui le famiglie laziali hanno incitato e ora esultano per i propri atleti. Gli scozzesi levano le braccia al cielo, applaudono agli avversari, e compiono sorridenti un inchino. Non la vittoria conta, ma la bellezza del gioco in comune.
E’ grazie al sostegno reciproco, all’amicizia generosa, alla condivisione spassionata che lo sport dalla palla ovale è così unico. E’ grazie a questi valori che un sostenitore disinteressato, la Fenaroli Trasporti, ha permesso a 15 ragazzi e alle loro famiglie questa piccola pedagogia civica e sportiva. E’ grazie alla città di Clusone e all’accoglienza riservata a squadre e seguito che il più collettivo degli sport ha conosciuto un nuovo episodio.
Francesco Pitassio
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