IL RUGBY CHE CAMBIA Visto dall'estremo
"Gazzetta” a volte mi chiamavano. Giocavo 15, e se i miei avanti erano bravi a tenere la palla in interminabili maul (niente regola dei 5 secondi), era capace che non toccassi l’ovale per 80 minuti. A volte gli avversari, ad inizio partita, calciavano. Io le palle al volo le prendevo, tiravo un pedatone di 60 metri, e qualcuno faceva in-avanti. Così quelli non calciavano più, e io potevo tornare in fondo al campo a guardare le maul da lontano, una massa indistinta di maglie fangose che si spostava lentamente per il campo senza un apparente scopo. Potevo così rimettermi "a leggere la Gazzetta dello Sport”.
Inserirsi in un’azione alla mano poteva anche capitare, ma senza ruck (vietatissimo tenere anche per una frazione di secondo la palla a terra!). Il gioco multifase, almeno in serie C, era un sogno quasi proibito. Che poi "multifase” voleva dire "2 fasi”, se andava bene. Finita la partita niente terzo tempo, doccia e tutti a casa. Gli avanti distrutti dalla fatica e con qualche botta di troppo, io fresco come una rosa, al massimo reduce da un paio di placcaggi fatti e altrettanti subiti. Ma mi volevano bene, perchè di mete se andava bene se ne facevano una o due, e le partite si vincevano coi calci, che sapevo fare discretamente bene.
Quello era il rugby di 40 anni fa. Il rugby a 15, Rugby Union come dicono oltremanica, cambia continuamente. Nuove regole vengono introdotte ogni anno, allo scopo di aumentare sempre di più la sicurezza dei giocatori cercando nel contempo di rendere il gioco più veloce e spettacolare. Vedo giocare, 40-anni dopo, i nostri figli, e questo è davvero un altro sport. Anche in U16 territoriale le fasi si susseguono, trovi tallonatori che ricevono la palla all’ala e corrono, azioni manovrate che solo l’indisciplina riesce a fermare, e ragazzi che più o meno devono sapere fare tutto: placcare, passare, correre, calciare, tenere la posizione. Forse la regolamentazione della ruck è la cosa che ha cambiato di più il gioco, insieme al guadagno territoriale coi calci in touche.
Comunque sia, oggi che il rugby è diventato uno sport dinamico ad ogni livello, il nostro estremo non ha più il tempo per guardare il gioco da lontano, e intanto leggere la Gazzetta.
Francesco Haardt