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Il rugby che cambia - Visto dal primo centro

01 maggio 2020

Il rugby che cambia, visto dal primo centro


Proseguono senza sosta i contributi di chi scrive ricordando quel rugby che fu. Non abbiamo imposto uno stile o un modello per raccontarci quanto uno ricorda del rugby . Però dai primi ragazzi che hanno fatto questo sport a San Donato emergono punti di vista davvero interessanti. Dopo Francesco Haardt e Massimo Mantovani protagonisti in due ruoli molto tipicizzati (l’estremo e il mediano), siamo riusciti a smuovere un’altra personalità della prima squadra sandonatese. Lo ha fatto a modo suo, inviandoci anche alcune foto tra cui un famoso "mucchio selvaggio” che contiene le testimonianze delle "famiglie” rugbistiche sandonatesi con personaggi "inaspettati”. Anno 1975 sempre agli ordini del prof. Ferrarini i ragazzi passavano dal dominante calcio al rugby degli "studenteschi”. Nella foto inviata si distingue, sul prato del famoso "Igino Carpelli”, il campetto da calcio non distante dai "negozi” di Metanopoli, l’autore di questa intervista Federico Bazzani. Con lui Luca Squeri, altro socio che si è speso nella rinascita della nostra compagine, Alessandro Malacart, capostipite di una genia di rugbysti, Alberto Fabbri, fratello dell'attuale Presidente, Nicola Noè anch’esso fratello di persona nota al Club, e (fidatevi) il lato B di Vittorio Samaden padre di Matteo che è nato e cresciuto come tecnico nel nostro Club.
"Ico”, come ai più si presentava Federico, ci parla da Reggio Emilia, terra a cui ha fatto ritorno per la sua professione da ingegnere, esordendo con il più classico dei "Sarò breve!” che ci introduce nel suo mondo fatto di sostanza e di poche parole, da dove come un furetto entrava e si introfolava su ogni situazione che il rugby gli richiedeva regalando soluzioni al gioco. 

"Innanzitutto pur avendo giocato in tutti i ruoli dal 9 al 15 parlerò da n° 12 o primo centro” tiene a precisare da subito il vulcanico giocatore, dotato di fisico minuto e scattante (allora) e come sua caratteristica scatta subito nella disamina tecnica del ruolo. "La grande differenza è nella struttura fisica dei centri; 40 anni fa il peso dei 2 centri era l’equivalente di un solo "gallone” o quadricipite di un centro attuale. Conseguenza di ciò è la differente impostazione del gioco dei 3/4 che una volta era teso a portare al largo il pallone con passaggi rapidi puntando il proprio uomo e passando poco prima del contatto, mentre ora impegnano fisicamente l’avversario per cercare un nuovo raggruppamento... o probabilmente è proprio la nuova idea di gioco che richiede per i centri un fisico che una volta ti avrebbe portato dritto in mischia”. Dichiarazione che rende bene quello che è successo in questo sport, dove pur restando marcate le differenze fisiche in alcuni ruoli, la componente del fisico per se ha preso il sopravvento. Poi si lancia in una avventurosa descrizione tecnica che gli autori del nostro glossario dovranno ben tenere in considerazione sia per la poetica che per i termini. "Sono  purtroppo quasi spariti  quelli che erano i movimenti classici del centro... "decalage ”, "cadrage” fino al mitico "passo dell’oca” di Campese per essere sostituiti da una corsa dritta e da un impatto in cui la tecnica principale è quella di mettere a disposizione il pallone per la fase successiva ... a parte qualche off load lasciato all’iniziativa di pochi geni”. Chiude con "Bacioni a tutti” che ci fa capire quale piccolo grande uomo sia il nostro Federico!!!

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