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Il rugby che cambia - Visto da una terza centro

04 giugno 2020

 Il rugby che cambia - Visto da una terza centro 

Haardt, Mantovani, Bazzani, Malacart, ora tocca ad Alberto Chizzoni ricordare i tempi del primo rugby a San Donato. Alberto è uno dei fondatori della società del rugby sandonatese attuale e ci offre un'altro interessante punto di vista da dietro la mischia.


Ciao a tutti, dopo tanti compagni e carissimi amici  tocca a me ricordare i tempi del primo rugby, quando ancora la meta valeva quattro punti, quando si poteva scendere in campo anche in tredici.

Tutto inizia all’ Igino Carbelli (NdR campetto vicino ai negozi di Metanopoli) per scherzo e per fare qualcosa di diverso che non fosse il calcio. Ricordo di tanta confusione , di un povero Giovanni Mazzucchelli, nostro consigliere, che provava a spiegare alcune regole fondamentali ad una decina di ragazzini. Un dejavu di quello che succederà 35 anni dopo sempre sullo stesso campo, dove ha visto la luce il ritorno del rugby a San Donato. Quanto ore passate a spiegarmi come si passava la palla visto che io ero stato prescelto come numero 10 , dovevo, almeno io saper passare, se no i trequarti non avrebbero mai iniziato l’azione. Per tutte le giovanili abbiamo fatto solo i famosi studenteschi al campo Saini dove siamo arrivati 2 volte secondi è una volta primi. Poi qualche anno dopo grazie a Giancarlo Ferrarini  si è deciso di fare una seniores e li sono diventato il capitano , togliendo la fascia al mitico Paolone Polidori che nel mio cuore sarà’ sempre il mio capitano. Eravamo di una banda ragazzi di Metanopoli che anno dopo anno hanno formato un gruppo stupendo, non siamo diventati campioni e non abbiamo mai vinto niente, ma siamo diventati fratelli.

Non voglio parlare di tecnica perché già’ ne hanno parlato i miei predecessori, voglio solo dire che grazie a quegli anni passati insieme a divertirci abbiamo costruito una amicizia che non ha uguali. I famosi 15 degli anni 80 sono ancora oggi i miei più grandi amici di oggi, quelli che noi chiamiamo i fratelli di sangue.

Io ho giocato terza centro e terza ala. Io, Lorenzo Noè e Paolo Polidori, questa era la terza linea titolare in tutti i campionati. Avremmo fatto insieme non più di 10 mete, eravamo bassi e leggeri (non si direbbe a guardarci adesso) , ma eravamo dei grandissimi placcatori, facevamo a gara a chi andava più basso a placcare. La cosa fondamentale è che in campo eravamo una cosa sola, io sapevo sempre che quando partivamo a destra ci sarebbe stato sempre il sostegno degli altri due, come poi è capitato in altre situazioni della vita.

Voglio chiudere con un ringraziamento:  tutto a San Donato è stato possibile grazie a due personaggi che è giusto ricordare, Giancarlo Ferrarini, sempre presidente e i primi anni allenatore, e Raffaele Occhini che ha dato tutto per il rugby della nostra città; è stato un grandissimo allenatore, un grande uomo, e mi riempie di gioia vederlo ancora in tribuna a incitare e insultare i nostri ragazzi. Insultare per lui vuol dire che ci vuole bene.

Alberto Chizzoni

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