IL BAULE DEI RICORDI
Le scarpe con i tacchetti sono pulite, quasi lucide, il k-way è ben piegato, la divisa da allenamento è profumata ed attende, sorniona, nel primo cassetto, il paradenti è stato igienizzato e riposa nella sua custodia trasparente. Sono ormai tre giorni che la pioggia batte incessantemente e mi immagino il nostro campo, anch’esso immobile e silenzioso. Non ci sono bambini che corrono e saltano nelle pozzanghere di fango e ridono rincorrendosi alla caccia di quel pallone così maledettamente bello e così assurdamente imprevedibile. Non ci sono perché non ci possono essere, loro non sono e noi non siamo lì perché il Covid ha fermato i campionati, eliminato i raggruppamenti del minirugby, bloccato gli allenamenti, diviso le squadre, fermato i palloni. Anche la palla ovale, oggi, è vittima di un prevedibile immobilismo.
Oggi ci si vede solo attraverso i tablet, i nostri bambini ed i nostri ragazzi si incontrano attraverso dei rettangoli digitali e, per un tempo contingentato, si allenano nelle proprie stanze e sognano di poter tornare al loro campo. Non ci sono abbracci, non ci sono sorrisi, non c’è la gioia di appoggiare il pallone oltre alla linea di meta, non ci sono i placcaggi, le ruck, le spinte, non ci si passa la palla, non si ride negli spogliatoi alla fine dell’allenamento, non ci si vede la domenica mattina prestissimo per andare a giocare chissà dove sapendo che, ovunque andrai, due cose saranno certe: i bambini si divertiranno ed i genitori verranno accolti con un sorriso.
L’immobilismo al quale siamo costretti ha creato il tempo per fare tutte quelle cose che, generalmente, vengono rimandate per mesi: e così, in una immobile giornata di pioggia, mi sono deciso a riordinare (finalmente…) le fotografie salvate dai vecchi cellulari, una montagna di quasi trentamila immagini di ogni genere e specie.
Creo la cartella "lavoro”, la cartella "vacanze”, ah, ecco, creo anche la cartella "rugby” perché troverò sicuramente un mucchio di fotografie dei raggruppamenti dei bambini.
Le immagini iniziano a scorrermi davanti agli occhi e mi torna in mente quella mattina a Rho, in pieno inverno… mamma che freddo che faceva! Ci siamo andati il primo anno, con la Under 6, e quelle pallette infagottate di maglie termiche, calzamaglie, kway strizzati sotto le divise, correvano in giro come degli indemoniati e ridevano come dei matti! Toh, guarda qui, quel raggruppamento a Stezzano! Jack aveva fatto una foto bellissima di un placcaggio di Elio, e poi quella meta in salto, con le mamme che guardavano le partite sedute in tribuna: una giornata di sole primaverile del tutto inaspettata vista la nebbia che ci aveva accompagnato all’andata. Che terzo tempo fenomenale che avevano organizzato a Stezzano, con quel churrasco che era costato i risparmi del mese ma ne avevamo mangiato fino a scoppiare. E poi ancora, quel raggruppamento a novembre al Parco Mattei, sotto un diluvio torrenziale, con i bambini che si tuffavano letteralmente nelle pozzanghere per andare in meta, con tutti i genitori indaffarati ad inventare un terzo tempo, le griglie sparite nella notte, le certificazioni dell’ultimo secondo, e Daniela che faceva il caffè e le mamme che portavano le torte. Che bello vedere tutti gli ospiti godersi un po’ di ristoro dalla pioggia, che soddisfazione vedere i colori delle maglie che si mescolavano al terzo tempo, che gioia insegnare ai bambini il rispetto degli avversari e la bellezza di condividere la passione per lo sport.
Scorrono le immagini e tornano alla mente i ricordi e poi scorrono altre immagini e alla fine mi fermo su un’immagine che mi fa correre un brivido lungo la schiena. L’ho scattata a Ospitaletto alla giornata del minirugby lombardo. Una giornata straordinaria, uno dei raggruppamenti più belli in assoluto. Era un momento di pausa tra due partite e Lorenzo era seduto per terra, sul campo, con "addosso” due piccoli della Under 8 che lo "sfruttavano” come fosse un cuscino per riposarsi… e sorrideva. Questo forse non ha nulla a che vedere con il rugby, o forse questa fotografia sintetizza l’essenza più atavica e profonda del rugby: il sostegno, la protezione, l’essere "gruppo” ma, soprattutto, sintetizza tanto di quello che Lorenzo ci ha insegnato: dobbiamo farlo per divertirci e per far divertire, altrimenti è meglio che facciamo altro.
Nelle foto che sono uscite dal baule dei ricordi ci sono mille volti, ci sono i papà e le mamme che hanno accompagnato le squadre in questi anni, che hanno passato le ore a sudare davanti alla griglia, che hanno portato le torte, che hanno cucinato i sughi, che hanno lavato via il fango dalle divise dei bambini, che hanno grattato via la terra dalle scarpe, che hanno curato un livido o asciugato una lacrima, che hanno spinto i nostri bambini a mettersi il paradenti ed a scendere in campo, ci sono tutti i sorrisi di quelli che, dopo una giornata con i propri bambini ed i propri ragazzi, si sono voltati pensando: oggi ho fatto qualcosa di buono per loro.
Questo immobilismo finirà, la palla ovale tornerà a rotolare sul campo e le scarpe piene di fango torneranno graditissime ospiti nelle nostre case… noi siamo pronti per ripartire, insieme a voi!